Inizia con la testimonianza di Daniela Bottura, presidente di SAD, la serie di racconti “Futuri- ri-aperti” per dare voce alle cooperative e narrare impegni e fatiche vissute nella fase dell’emergenza Covid 19, ma soprattutto per condividere riflessioni e azioni per la costruzione di un domani inclusivo.
Di seguito l’intervista alla nostra Presidente, pubblicata sul sito di Con.Solida al link: https://www.consolida.it/news/futuri-ri-aperti-voci-dal-territorio-1/
NON SI È TIRATO INDIETRO NESSUNO
di Daniela Bottura, presidente cooperativa SAD
Ho iniziato a temere il Covid già a gennaio quando sentivo le notizie su Wuhan, anche se non si capiva bene cosa stesse realmente accadendo perché le informazioni erano contraddittorie. Quando ho saputo che la Cina aveva annullato tutti i festeggiamenti per il capodanno, mi sono detta: “ci siamo! non mi sto preoccupando per nulla”. Sentivo che la situazione era grave anche se la percezione della maggior parte delle persone non era questa. Questa preoccupazione ci ha permesso di anticipare i tempi. Non avevamo ancora informazioni precise e certe, ma con i colleghi della direzione abbiamo condiviso che era assolutamente necessario prepararci a qualcosa di nuovo. Poteva essere un allarme che si risolveva in una bolla di sapone oppure diventare – come purtroppo è diventato – una pandemia.
Già alla fine di febbraio abbiamo annullato l’assemblea e insieme ai colleghi della direzione abbiamo incontrato in piccolissimi gruppi tutto il personale. Abbiamo parlato con tutte le operatrici di quello che stava accadendo, il rischio altrimenti era che si generasse il panico. E le domande erano infatti: “oddio, cosa facciamo? Cosa sta succedendo?” Sono tutte persone con figli piccoli o con famigliari di una certa età in casa. Ho capito che dovevamo fare squadra e che noi della dirigenza dovevamo essere al loro fianco, fornire le istruzioni necessarie e mostrare che ce la potevamo fare. E nessuna di loro si è tirata indietro, anzi si sono rese disponibili anche a sostituzioni, come poi è stato con il supporto fornito alle RSA e alla struttura Covid delle Viotte. Hanno lavorato con umanità e dignità. Sono state e continuano ad essere eccezionali. Io ero agitata per loro ma la loro reazione mi ha caricata e tranquillizzata. Siamo diventati ancora più uniti, più forti come squadra.
Quegli incontri di fine febbraio sono stati gli ultimi, da quel momento in poi i collegamenti sono stati attraverso il telefono: abbiamo creato per ogni zona in cui operiamo – Trento, Val Di Non, Val Di Cembra, La Piana Rotaliana – dei gruppi whatsapp e io e gli altri colleghi della direzione ci siamo resi disponibile 24 ore su 24, 7 giorni la settimana. Era il minimo che potessimo fare: noi siamo in ufficio, mentre le operatrici sono sul territorio, in contatto diretto con le persone, entrano nelle abitazioni per dare sostegno agli anziani, sapendo che poi tornano a casa loro e quasi tutte hanno figli piccoli o famigliari di una certa età. Ma loro sanno che noi ci siamo, e non manchiamo di sentirle, anche solo per chiedere: come va? come stai?
Ci siamo dati da fare subito anche per cercare i dispositivi per la sicurezza, ma le mascherine erano introvabili. Ne avevamo in sede 500, chiuse in un armadio da chissà quanto tempo. Non ricordo nemmeno quando le avevamo comprate. Le abbiamo distribuite, ma sapevamo che sarebbero durate poco. Allora dopo aver consultato un virologo in Germania e, seguendo i suoi consigli, le abbiamo fatte fare di pezza con un taglio interno in cui veniva inserita nella parte rivolta verso l’esterno della carta forno isolante e da quella interna verso la bocca dello scottex. Abbiamo fatto video e tutorial per la formazione Covid e l’uso del kit di protezione.
Rispetto ai servizi abbiamo registrato un calo perché alcuni utenti per paura del Covid hanno preferito sospendere temporaneamente l’assistenza domiciliare e si sono organizzati con il supporto di famigliari; in altri casi sono stati gli enti locali che per contenere le situazioni a rischio di contagio, hanno ridotto il numero di ore di intervento garantendo solo lo stretto indispensabile. Credo che tutte le cooperative abbiamo subito una perdita consistente in questi mesi, chi per la chiusura obbligata dei servizi, chi per un incremento che ha messo alla prova le risorse umane e le energie. Da parte nostra abbiamo cercato di contenere l’impatto della riduzione dei servizi sul personale, sia mettendo a disposizione le operatrici, naturalmente con il loro consenso, delle RSA molto provate dalla gestione dell’emergenza, sia attivando temporaneamente gli ammortizzatori sociali. Ora con la “fase 2” le cose stanno tornando piano piano alla normalità, e non appena ci sarà il via libera da parte delle istituzioni competenti riapriremo i centri diurni che erano stati chiusi.
Dobbiamo guardare con fiducia al futuro, senza però mai abbassare la guardia. Non abbiamo avuto nessun caso Covid, né tra le operatrici né tra gli utenti, certamente perché abbiamo gestito al meglio le situazioni, ma anche, non ce lo dobbiamo nascondere, per fortuna. È stato un periodo devastante a livello umano: mi ha provato sapere di persone, tante, che morivano sole, senza i loro famigliari accanto, ma credo anche che ci abbia fatto riscoprire – almeno a chi lo ha saputo cogliere – l’importanza delle relazioni, dei sorrisi, del contatto umano, che non è solo quello fisico.
Ha dimostrato anche l’importanza della formazione: credo che il modo in cui siamo riusciti a gestire l’emergenza, la risposta positiva e attiva delle operatrici, la garanzia dei servizi ai nostri utenti, siano stati i frutti dell’investimento che da tanti anni portiamo avanti nella formazione. È la formazione che determina la qualità degli interventi e nei casi di emergenza come quelli che stiamo vivendo, emerge e aiuta. In altri campi come quello della sanità invece le risorse su questo fronte sono state progressivamente ridotte nel tempo e si è visto quanto ciò sia pericoloso.
Articolo pubblicato il 05/06/2020