La storia del luogo

Le testimonianze attestano che la zona collinare della città fu abitata sin dall’antichità, con i suoi territori vocati alla coltivazione che da sempre furono aree di produzione per i contadini della zona. Con l’avvento del Rinascimento, la borghesia iniziò a guardare alla campagna come luogo di svago e ristoro iniziando così il fenomeno della villeggiatura; un modo, inoltre, per affermare la propria ascesa sociale.

Nella maggior parte dei casi i masi esistenti venivano ridefiniti per ospitare la borghesia, in questo modo la semplicità esterna si contrapponeva all’elaborazione degli spazi interni caratterizzati da decorazioni dipinte, stucchi, imponenti caminetti e vasti saloni. La Villa era posta in posizione isolata e caratterizzata dalla presenza di un viale di accesso spesso delimitato da piante o alberi. Tutt’intorno all’edificio si sviluppava il giardino arricchito da vialetti, statue fontane, laghetti, mentre al di fuori del parco della casa erano posti i terreni coltivati.
Le origini della Residenza O’Santissima, il cui nome era Maso Magor o Malgor, non sono certe ma dalle documentazioni d’archivio è possibile ripercorrere brevemente la sua storia attraverso alcuni momenti principali che riassumiamo nel percorso storico riportato qui di seguito.

Dai documenti d’archivio emerge che dal 1610 al 1859 la proprietà del terreno – sul quale già si attesta la presenza del Maso – era della famiglia Roveretti, che nel 1683 fece costruire la chiesa della Beata Vergine Maria. L’epoca della famiglia Roveretti come proprietaria della villa termina l’11 febbraio 1859, quando Giuseppe Rossi ne subentra come nuovo possidente fino all’anno 1895. Durante questo periodo avvenne la costruzione della ferrovia della Valsugana il cui progetto prevedeva il passaggio nelle vicinanze della villa, per questo motivo nel 1894 vennero espropriate alcune particelle fondiarie.

Il 25 gennaio 1895 la proprietà fu acquistata da Giuseppe Garbari, possidente e commerciante in manifatture ed esperto di botanica. Questa sua passione lo portò ad introdurre nel giardino della villa specie vegetali rare ed esotiche, e a fare richiesta nel 1896, del diritto d’acqua per la realizzazione di un acquedotto che portasse l’acqua dalla sorgente alla villa.

Trento Villa Garbari Anno 1909 – 88×138 mm. Editore: s.n. Progetto Cartoline del Trentino Biblioteca Digitale Trentina – Biblioteca comunale di Trento

Il 5 novembre 1913 la proprietà venne venduta al conte Gustavo Sizzo de Noris fu Enrico, e a sua moglie, la contessa Elena Sizzo de Noris. Successivamente, il 18 maggio 1920, ne divenne nuovo proprietario Giovanni Zelgher fu Antonio, e per questo motivo la villa verrà chiamata, in seguito, “Villa Zelgher”.

Il 5 dicembre 1939 la villa e il suo parco furono acquistati dalla principessa Teresa di Sassonia e il marito Lamoral Taxis Bordogna Valnigra che ne rimasero i proprietari fino all’ottobre del 1954, anno in cui subentrò l’Istituto di religione Suore Figlie della Chiesa che, negli anni, frazionò l’intera proprietà e parte di essa fu venduta. Durante questi anni, inoltre, vengono realizzati lavori di ampliamento che prevedono la costruzione di due fabbricati nei quali si inseriscono tre sale riunioni, tre sale da pranzo, tre reparti di stanze da letto ed altre sale riunioni ed incontri, terrazze e chiesa.

Villa “O Sanctissima” Villazzano (Trento) Anno 1962 – 102×146 mm. Editore: Bromofoto Progetto Cartoline del Trentino Biblioteca Digitale Trentina – Biblioteca comunale di Trento

Nel 1982 una consistente parte del Parco “Garbari” viene venduto al Comune di Trento al fine di sistemarlo e aprirlo al pubblico. Nel 1984, l’Istituto Suore Figlie della Chiesa cede il complesso alla Fondazione diocesana “O’Santissima” con l’intenzione di utilizzare la proprietà come Centro Pastorale di accoglienza.

Nel 2000 la villa venne utilizzata per ospitare temporaneamente gli anziani della casa di riposo di Povo, in attesa della costruzione del nuovo edificio. Nel 2006 la villa fu chiusa definitivamente, portando ad un periodo di degrado in cui l’edificio venne rovinato da vandali e tossicodipendenti che lo utilizzavano come dormitorio.

Nel 2015 la cooperativa SAD acquista il compendio con l’obiettivo di realizzare un nuovo modello di welfare generativo e riqualificare il quartiere attraverso l’offerta di servizi innovativi. Nel 2018 il Comune di Trento dichiara di pubblico interesse i lavori di recupero e di ampliamento progettati dalla cooperativa e nel 2021 iniziano i lavori di restauro e ricostruzione.

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